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uccede sempre più di rado
di imbattersi in libri che sappiano unire nel modo più lineare ed efficace
poesia e arte nel concetto che prevede l’esecuzione di un libro d’artista. Se
pensiamo al libro d’artista come a una simbiosi fra parola scritta come espressione
di un pensiero più frequentemente prodotto mediante il mezzo poetico e
raffigurazione artistica prevalentemente comunicata mediante l’illustrazione,
allora la ricerca diventa ostica e non priva di ostacoli. Riteniamo però che
l’opera che presentiamo in questo post sia un’ottima manifestazione di questa
espressione artistica e che riesce a offrire al lettore un perfetto equilibrio
tra parola e immagine, con una cadenza alternata fra concetti scritti e
concetti figurati tale da permettere la riflessione, il pensiero e il sogno
rispettando quei canoni grafici e tipografici prettamente tipici dei grandi
stampatori del passato che davano il giusto peso alla disposizione del testo e
delle illustrazioni sul foglio. Fortunatamente questa tradizione non è andata
perduta e ancora nel Novecento – e in taluni casi anche ai nostri giorni –
alcuni impavidi tipografi hanno continuato a rispettare la lettura e il lettore
perseguendo questi obiettivi.
Per comprendere meglio
l’importanza di questo binomio il cui risultato è un magnifico libro d’artista,
offriamo un breve sunto delle esperienze dei due protagonisti.
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assimo Campigli, pittore
italiano di origini fiorentine nato nel 1895, comincia a dipingere gettandosi a
capofitto nella ricerca post-cubista e dimostrando un particolare interesse
verso le forme arcaiche e verso l’arte primitiva. Verso gli anni Trenta
avvicina l’arte etrusca grazie a una visita alla mostra al museo di Villa
Giulia e inizia un cammino che ben presto lo porta ad acquisire fama europea con
la propria personale alla Galleria Boucher di Parigi nel 1929. Di lui si
ricordano anche opere di decorazione murale come la Sala del Trono della
Triennale di Milano eseguita nel 1933 insieme ad altri pittori quali Sironi e
De Chirico oppure come quella presso il Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra
nel 1937 (cfr. La nuova enciclopedia
dell’arte Garzanti, Milano : Garzanti, 1991, pp. 153-154).
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o scrittore tarantino
Raffaele Carrieri nasce dieci anni dopo Campigli, nel 1905, e dimostra subito
una grande irrequietezza d’animo. Innumerevoli le sue attività iniziali che lo
portano addirittura ad aderire all’impresa fiumana di D’Annunzio. Durante uno
dei suoi viaggi a Parigi, avvicina il mondo della pittura e stringe relazioni
d’amicizia con molti artisti delle avanguardie. Inizia così a scrivere poesie
ispirate e influenzate dai poeti che incontra a Parigi, pur mantenendo un tono
autobiografico di fondo che non abbandonerà mai nella sua produzione (cfr. Dizionario generale degli autori
contemporanei, Firenze : Vallecchi, 1974, I, p. 271).
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e 10 litografie originali
colorate a mano sotto la direzione di Massimo Campigli si sposano alla
perfezione alle parole di Raffaele Carrieri, scrittore sopraffino che dedica
molta della sua attività letteraria all’arte e alla critica d’arte. Il
risultato di questa comunanza d’intenti artistica viene celebrata poi da una
legatura in mezza tela di Torriani, uno degli artigiani più preparati e
rinomati del Novecento italiano. Verrebbe da dire che in quest’opera Saxa loquuntur (i sassi parlano),
esattamente come lo stemma della litografia propone come proprio motto.
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recisiamo innanzitutto il
significato del termine “litografie originali” prendendo a prestito per
l’occasione le parole di Alessandro Gusmano: «Quando un artista realizza ex novo un dispositivo atto a stampare,
detto forma o matrice, si ottengono “stampe originali”. Sono tali per
antonomasia le opere prodotte da un incisore
d’invenzione, che prepara personalmente la forma da stampa recante il
proprio elaborato artistico. In sintesi, le stampe d’arte “originali” sono
tratte da matrici realizzate ad hoc,
con procedimenti manuali, dall’autore. La successiva stampa delle medesime è
sempre ottenuta con mezzi meccanici manuali […]. Questa procedura genera
piccole o minime diversità tra le varie copie che costituiscono la tiratura, sovente non evidenziabili a
occhio nudo, ma che rendono ciascuna copia un esemplare originale, differenziando percettibilmente i fogli
stampati» in A. Gusmano, Stampe. Premesse
necessarie, in “Charta”, n. 127, maggio-giugno 2013, p. 16. Le illuminanti
parole dell’autore di questo articolo evidenziano quindi che ogni copia sarà un
unicum diverso da ogni altro
esemplare che lo precede o che lo segue e questo è possibile grazie
all’intervento umano che differenzia ogni stampa con la propria impronta che
sarà dato da un intaglio differente, da una maggiore o minore pressione del
torchio.
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eniamo ora a fornire una
descrizione più estesa anche se per forza di cose sempre incompleta, del
termine “litografia” – la cui invenzione pare risalire alla fine del Settecento
per mano di Aloisio Senefelder e che fu introdotta in Italia a partire dal 1807
dall’editore milanese di origini trentine Giuseppe De Werz che conia il termine
poliautografia – e per farlo ci
avvaliamo dell’ausilio di un maestro dell’arte incisoria del Novecento: Luigi
Servolini, autore fra le altre cose di un importante manuale per i praticanti
incisori: «Col nome di litografia
s’indica […] il procedimento secondo il quale uno scritto o un disegno eseguito
su pietra con apposito inchiostro grasso può essere impresso in più esemplari
su carta. […] In litografia il disegno assume un sapore tutto proprio […].
Ideale sarebbe che l’artista, conoscitore consumato della materia […] e dei
mezzi tecnici a lei adatti, pervenisse ad eseguire sulla pietra medesima,
direttamente e senza, o quasi, disegni preparatori, la sua opera […]» in L.
Servolini, L’arte di incidere. Manuale
pratico per apprendere. Terza edizione riveduta e ampliata, Torino :
Lavagnolo, 1971, p. 85. Riguardo la tiratura di esemplari con litografie,
Stefano Liberati ricorda che «la tiratura di stampe realizzate con il metodo
della litografia può essere numerosa, ma poiché il lavoro è estremamente lungo
e complesso, non è mai stata praticata con frequenza» in S. Liberati, La stampa d’arte. Guida al riconoscimento,
all’attribuzione e alla valutazione, Roma : Palombi, 2005, pp. 118-119.
Qui di seguito la scheda
che Vi invitiamo a visionare. Per informazioni, si prega di voler inviare un
commento al presente post o di contattarci ai consueti recapiti.
Carrieri, Raffaele
Lamento del gabelliere. Nota
di Carlo Bo. Litografie originali di Massimo Campigli.
Milano :
Toninelli, 1945.
In-4°, pp.
141 stampate solo al recto con 10 lit. orig. col. a mano di Campigli n.t. di
cui 3 a doppia pag. + pp. (4). Leg. edit. mz. tl. avorio di Torriani con tit.
granata al ds., piatti in cartone bianco con tit. granata al piatto, marca
edit. alla 1^ c.b., tit. bordeaux al frontespizio, privo di camicia e cofanetto
edit. Minimi strappetti al piede del ds., lievi ingialliture ai piatti.
Collana
“La rosa dei venti”, n. 1.
Di questa
edizione sono stati tirati 250 esemplari di cui 8 fuori commercio
contrassegnati dalle lettere A-B-C-D-E-F-G-H, 4 contrassegnati dalle lettere
I-J-K-L con un disegno originale dell’artista, 9 contrassegnati dalle lettere
M-N-O-P-Q-R-S-T-U con una litografia originale colorata dall’artista, 100
numerate da 1 a 100 con litografie colorate a mano sotto la direzione
dell’artista (ns. 60), 129 numerate da 101 a 229 con litografie in nero. Le
litografie sono state stampate a mano sui torchi di Piero Fornasetti
nell’ottobre 1945 e le pietre litografiche a tiratura ultimata sono state
levigate.
1^
edizione (cfr. Gambetti-Vezzosi "La letteratura italiana del Novecento.
Repertorio delle prime edizioni", p. 112). Edizione non comune e
ricercatissima (cfr. Gambetti-Vezzosi "Rarità bibliografiche del Novecento
italiano. Repertorio delle edizioni originali", p. 188). Non presente in
Jentsch, Libri d’artista italiani del Novecento.
Pages printed
on recto with 10 original hand-coloured lithographies under direction of
Campigli, 3 of which double page.
Edition ivory half-cloth binding by
Torriani with red title on the spine, white paperboard flats with red title on
front board, printer’s device on front fly, red title on title-page, chemise
and slipcase missing. Crowns slightly rubbed, foxing on boards.
Edition in 250 numbered copies, 8 of
which out of commerce with letters A to H, 4 with letters I to L with 1
original drawing by Campigli, 9 with letters M to U with 1 original lithography
coloured by the Artist, 100 numbered from 1 to 100 with hand-coloured
litographies under the direction of the Artist (our copy no. 60), 129 numbered
from 101 to 229 with black litographies. Litographies are hand-printed by
Fornasetti on October 1945, and litographical stones were smoothed after
printing.
1st rare edition.
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