lunedì 9 settembre 2013

Una rivista del XVIII secolo


In questo primo post di inizio autunno – sebbene l’estate faccia sentire ancora di tanto in tanto la sua calda presenza – vogliamo parlare di un’importante rivista che ha distinto la vita culturale lombarda del Settecento: “Il caffè”.

Tutto nasce intorno all’Accademia dei Pugni, fondata da Pietro Verri in collaborazione con il fratello Alessandro  e con il Beccaria. Questa società che molti volevano un nido di cospiratori e personaggi pericolosi, trova il modo giusto per dare sfogo e diffusione alle proprie idee dando vita a un giornale che ne diventasse il megafono: “Il caffè”, appunto. La durata di questa esperienza è relativamente breve e va dal 1° giugno 1764 al mese di maggio 1766. Non c’era garanzia di passarla liscia per quanto si scriveva e così i soci pensarono bene di pubblicarla fuori dello Stato di Milano e più precisamente a Brescia. Un evidente caso di pubblicazione “alla macchia” ossia di stampa clandestina mediante alcuni accorgimenti, quali appunto il luogo fittizio di stampa oppure un nome inventato dello stampatore. Lo stesso Verri ricorda che gli articoli vennero tradotti in tedesco e in francese sulla “Gazette littéraire de l’Europe” a testimonianza della diffusione capillare e della condivisione generalizzata delle loro idee. Foscolo non era molto tenero con questo tipo di esperienza definendola «tentativo puerile confrontato coi giornali d’Inghilterra e di Francia».

Il contenuto di questi articoli spaziava in ogni campo dello scibile umano: dal sunto in anteprima di alcune opere dei collaboratori alla questione morale riguardo l’ozio e la maldicenza, dalle questioni linguistiche all’attualità politica. Manca del tutto la religione, per scelta precisa dei redattori.

Per approfondire la materia, si consiglia la lettura di G. Natali, Il Settecento, Milano : Vallardi, 1929, vol. 1, opera fondamentale che in seguito ebbe numerose edizioni e ristampe.

 


Articoli tratti dal Caffè. Volume I [-IV].

Milano : per Nicolò Bettoni, 1829.

Quattro tomi in due voll. in-16° picc., pp.  156 (2) + pp. 168 + pp. 178 + pp. 183 (1).

Leg. coeva mz. pelle con tit., fleurons e num. del vol. in oro impressi al ds., piatti in carta marmorizzata, segnapagina in seta verde, bross. orig. non conservate.

Lavori di tarlo al ds. e alla sguardia ant. con parziale slegatura delle cerniere, fioriture.

Ogni parte ha un proprio frontespizio.

Collana “Libreria economica italiana”, voll. 48-51.

Articoli di Verri, Baillon, Beccaria, Franci, Visconti, Colpani, Longhi, Lambertenghi, Secchi e Frisi. Una copia di questa edizione figura anche nella Biblioteca di Giuseppe Vannutelli, cfr. Catalogo della insigne e classica biblioteca appartenuta a Giuseppe Vannutelli, p. 173.

 

€ 200,00

 

mercoledì 3 luglio 2013

Pierre Mac Orlan ovvero dello scrittore avventuriero


 
Nel mondo della letteratura esistono personaggi veramente bizzarri e dalla personalità affascinante.
Personaggi che sembrano in via di estinzione e che forse lo sono davvero in via di estinzione, forse perché il nostro tempo lascia ben poco spazio alla fantasia e all’avventura, anche se può sembrare un paradosso. In un’epoca in cui la dura realtà potrebbe indurre l’uomo a voli pindarici con l’immaginazione per lasciare a terra il fardello dei problemi che lo assilla ogni giorno, ecco che viene a mancare proprio questa figura fatta di genio e sregolatezza. Pierre Mac Orlan era uno di questi personaggi che hanno animato la vita letteraria parigina di inizio Novecento, un periodo in cui l’avventura era ben diversa da quella del Settecento ma che aveva un’aura di fascino peculiare e persistente. Al pari di Guillaume Apollinaire abbraccia mondi che altri preferiscono lasciare da parte e seppure nascosto da nomi di fantasia – come per l’appunto Docteur Fowler – si dedica alla frangia letteraria più pruriginosa come appunto la sessualità.


 

 
Pierre Mac Orlan (il cui vero nome è Pierre Dumarchey visto che Mac Orlan è un omaggio alla città di Orléans) nasce nel 1882 e poco più che ventenne sbarca a Parigi, senza arte né parte, dove inizia un’esistenza di stenti nell’ambiente bohèmien – una cosa comune a molti artisti di allora. Inizia la propria carriera come illustratore, ma la abbandona ben presto quando incontra gli scritti di Defoe, Stevenson e Kipling che lo toccano nel profondo con i mondi fantasmagorici ed esotici dei loro racconti di avventura. Forse questo suo approccio alla letteratura è dovuto anche al fatto che il direttore della rivista alla quale collabora come illustratore appunto, gli rivela di essere più interessato alle sue didascalie che ai disegni che ha ideato.


 
 
 
L’avventura incrocia la sua strada con la Grande Guerra, proprio come avviene per Apollinaire. In questo frangente gli sembra di rivivere le grandi gesta epiche dei cavalieri seppure trasposte in un altro tempo e con altri nemici: non più cavalli e cavalieri quindi, ma bombe e aeroplani. Ma è pur sempre avventura. A seguito di una ferita in guerra, torna a Parigi povero in canna ma con una medaglia sul petto. Per vivere comincia a scrivere di tutto – e quando si dice di tutto, non si esagera: romanzetti pornografici, pubblicità, reportages e chi più ne ha più ne metta. 
 
Nel 1911 pubblica un’opera dedicata al mondo del sadomasochismo – ecco un’altra linea comune con il suo amico Apollinaire! Questa edizione è arricchita dalle incisioni di Fredillo, un noto illustratore erotico attivo particolarmente nella Parigi degli anni Venti e che si guadagnò una certa fama dopo aver illustrato alcune poesie di Paul Verlaine. Il volume viene edito da Jean Fort, il quale era solito utilizzare altri nomi editoriali dietro i quali celava la propria identità e dava sfogo alla sua curiosità per il mondo del sadomasochismo. La Collection des Orties Blanches, per esempio, venne impiegata da Jean Fort per circa una ventina d’anni (per la precisione dal 1917 al 1939) ed era interamente dedicata alla pubblicazione di opere riguardanti il mondo sadomaso. La prima edizione di questa opera curata da Fort dovrebbe risalire al 1926 e pare esisterne un’altra edizione riveduta e corretta in-8° (oltre a quella che si identifica con il nostro esemplare) con le illustrazioni fuori testo di Martin Van Maele e nel testo di Fusty. La stessa opera verrà pubblicata nel 1956 per i tipi de L’Astrée con il titolo de Les flagellants. Una ristampa recente risale al 1987 per i tipi di Mérodack.
Per la vita di Mac Orlan, cfr. G. Minghini, “Le avventure di un pirata di biblioteca” in P. Mac Orlan, Piccolo manuale del perfetto avventuriero. A cura di Giulio Minghini, Milano : Adelphi, 2007, pp. 69-72.
 



Per le opere di Jean Fort, cfr. Dutel, Bibliographie des ouvrages erotiques.
 
La nostra edizione non risulta citata neppure in eroticabibliophile.com dove però si fa cenno a una precedente edizione originale illustrata da Fredillo, cfr. n. 89 anno 1921-1928. Manca a L’«Enfer» della Braidense. Catalogo dei libri Fondo Riservata Erotica. A cura di Anna Rita Zanobi e Giovanna Valenti. Nessuna copia presente in biblioteche italiane, 1 copia presente in BNF.
 

Docteur Fowler (pseudonimo di Mac Orlan Dumarchey, Pierre)

Maisons de Flagellation. Traité sur les méthodes employées par les Flagellomanes. Édition revue et augmentée avec une Préface de Pierre de Jusange. Nombreux Croquis d’après nature de Fredillo.

Paris : Jean Fort, s.d. (ma 1911).

In-8° min., pp. 171 con 20 schizzi b/n di Fredillo n.t. raffiguranti vari strumenti di flagellazione tra i quali spicca il cavallo di Berkley.

Bross. avorio con tit. rossoverde entro cornice tip. rossa con angolari al piatto ant., tit. verde al ds., marca edit. in verde raffigurante due putti che sorreggono lo stemma edit. al piatto post., tit. rosso entro bella cornice rossa in stile Liberty al frontespizio, testatine, finalini a fleurons, capilettera abitati in nero eseguiti da Fredillo.

Bell’esemplare su carta lucida.

 


 

Pages 171 avec 20 croquis b/n dans le texte par Fredillo avec nombreuses articles de flagellation parmi lequel on peut trouver le cheval de Berkley.
Brochure ivoire avec titre rouge et vert dans encadrement rouge avec écoinçons au premier plat, titre vert au dos, marque d’imprimeur vert avec deux amoris qui soutiennent la marque d’imprimeur au deuxième plat, titre rouge dans encadrement rouge Liberty à la page de titre, en-têtes, culs-de-lampe à fleurons, initiales noires dessinées par Fredillo. Copie sur papier Alfa.
€ 170,00
 
Available on request description in English.
La description des livres en français est à disposition sur demande.
Se envían descripciones de libros a pedida.
 
 

martedì 25 giugno 2013


Lo spettacolo della natura nel XVIII secolo

 

N

oel-Antoine Pluche offre con questo sforzo letterario un’idea di come veniva inteso il mondo della scienza nel Settecento. La sua fu una fortunatissima opera articolata in forma di dialogo fra il Conte o la Contessa di Gionvalle e il Cavaliere del Broglio e che si estende attraverso vari quadri identificati come dialoghi appunto o trattenimenti – più precisamente 9 dialoghi nel vol. 1, 6 nel vol. 2, 8 dialoghi e 3 saggi nel vol. 3, 8 nel vol. 4, 6 nel vol. 5, 4 nel vol. 6, 12 trattenimenti nel vol. 7, 8 nel vol. 8, 13 nel vol. 9, 7 nel vol. 10, 8 nel vol. 11 e 10 nel vol. 12. A complemento del testo, l’opera presenta una serie smisurata di tavole che raffigurano tutto il mondo vegetale e animale con incisioni realistiche e particolareggiate, rare a trovarsi anche in un’epoca di bellezze incisorie come il XVIII secolo. Il dettaglio delle specie raffigurate si può riscontrare con precisione nella scheda sotto riportata. Per far comprendere il peso e l’importanza di questo lavoro, basti dire che Lo spettacolo della natura segnò in maniera indelebile il cammino e l’istruzione del giovane Giacomo Leopardi. Un’edizione di quest’opera infatti è presente nella celebre biblioteca di casa Leopardi a Recanati, come ricorda G. Polizzi in Spettacolo senza spettatore. Dalla pietade illuminata al Dialogo di un folletto e di uno gnomo, in “Rivista di storia della filosofia”, n. 2, 2005, p. 1.

L

a 1a edizione risale al 1732 e ben presto viene tradotto in ogni parte d’Europa. Una versione italiana in 6 voll. viene data alle stampe per i tipi di Milli e Cristi tra il 1738 e il 1741 alla quale ne segue un’altra stampata a Napoli in 10 voll. per Ricciardo tra il 1741 e il 1742. La nostra edizione viene anticipata da un’altra in 10 voll. pubblicata per i tipi di Pasquali che viene completata dai voll. 9-14 pubblicati nel 1747-1751 e che vengono presentati nel nostro insieme. In questo modo si spiega il mistero di voll. successivi pubblicati dallo stesso stampatore con la data di edizione antecedente ai voll. precedenti.

 

Pluche, Nöel-Antoine

Lo spettacolo della natura esposto In varj Dialoghi Non meno eruditi, che ameni, concernenti la storia naturale. Opera Tradotta dall'idioma Francese in lingua Toscana. Tomo 1. [-decimoquarto]. Edizione terza Accresciuta, e migliorata.

In Venezia : presso Giambattista Pasquali, 1752.

14 voll. in-8° antico, pp. XII-248 con 1 tav. b/n su rame incisa al bulino in antip. raffigurante re Salomone e 18 tavv. b/n su rame incise al bulino f.t. di cui 10 ripiegate raffiguranti telline, mirmicoleoni, moscerini, api, vespe, ragni, tignuole, farfalle, bruchi e insetti + pp. 260 con 59 ill. b/n al bulino su 9 tavv. f.t. di cui 6 ripiegate raffiguranti uccelli, elefanti, cammelli, porcospini, ricci, castori, pesci, crostacei, animali anfibi, granella, interno delle piante e diverse parti di fiori + pp. XVI-212 con 1 tav. b/n incisa al bulino in antip. raffigurante l’imperatore Emilio Probo e 40 ill. b/n al bulino su 19 tavv. ripiegate f.t. raffiguranti platee di giardini, orzo, anemone, tulipano, ranuncolo, narciso, garofano, agrifoglio, olmo, acacia, platano, pino, cedro, cipresso, tasso, abete, assestamenti del terreno, ornamenti da giardino, ulivo e anacardo + pp. 256 con 32 ill. b/n al bulino su 15 tavv. ripiegate f.t. raffiguranti granoturco, attrezzi per la produzione del vino, torchio, attrezzi per la produzione dell’idromele, carpine, olmetto, quercia, rovere, sorbo, corniolo, azzeruolo, sicomoro, castagno, pioppo, tremula, nocciolo, acero, betulla, tiglio, faggio, alno e frassino + pp. 268 con 1 tav. b/n incisa al bulino in antip. raffigurante l’incontro dell’Oceano con il mare Mediterraneo esposto da M. Colbert a Luigi XIV e 125 ill. b/n al bulino su 27 tavv. ripiegate f.t. raffiguranti trifoglio, erba medica, citronella, tinche, trote, lupi, barbi, anguille, lamprede, pesca a rete, luccio, reina, sardine, barbotte, codirosso, scardone, fonti e fiumi sotterranei, renna, alce, orso, gazzella, zibellino, della maniera di varare una nave, spaccato di una nave, veliero, galea, tartana, bastimenti, pesci di fiume, razza, pescecane, baccalà, torpedine, luna di mare, seppia, granchi, gamberi, crostacei, conchiglie, piante marine e pesca del corallo + pp. 304 con 1 tav. b/n incisa al bulino in antip. raffigurante il vasaio e 33 ill. b/n al bulino su 4 tavv. ripiegate f.t. raffiguranti materie impietrite, pietre figurate, processo di vegetazione delle piante e l’orbita terrestre + pp. 236 con 1 tav. b/n incisa al bulino in antip. raffigurante Galileo e il cannocchiale d’Olanda applicato all’astronomia e 20 ill. b/n al bulino su 5 tavv. f.t. di cui 3 ripiegate raffiguranti le fasi lunari, il crepuscolo, la rifrazione della luce, la via della luce e la linea meridiana + pp. 268 con 29 ill. b/n al bulino su 20 tavv. f.t. di cui 12 ripiegate f.t. raffiguranti mappamondo, Iside, Osiride, e Anubi, costellazioni, colonie fenicie, il Porto d’Ofir, la Grecia e l’Ionia, carta tolemaica, sfera armillare, gli aspetti del cielo, il giro del Mediterraneo, la navigazione del Nord, le colonie europee in America, il commercio europeo in Asia, l’ineguaglianza delle stagioni e dei giorni, i barometri e i moti dei pianeti inferiori e superiori + pp. (XI) 308 con 1 tav. b/n incisa al bulino in antip. raffigurante paesaggio bucolico con Davide che suona la cetra e 141 ill. b/n al bulino su 19 tavv. ripiegate f.t. raffiguranti le forze motrici, i mulini di vario tipo, l’ottica, il microscopio, il telescopio, le linee rette, l’uso delle misure, gli orologi a sole e l’instrumento orario + pp. 380 con 1 tav. b/n incisa al bulino in antip. e 12 ill. b/n al bulino su 1 tavv. ripiegate f.t. raffiguranti le forze motrici + pp. 270 con 1 tav. b/n incisa al bulino in antip. raffigurante i commercianti Tuggers che bruciano cinnamone e le ricevute dei debiti di Carlo V e 103 ill. b/n al bulino su 30 tavv. ripiegate f.t. raffiguranti l’aratro, il buratto, il menarrosto o girarrosto, il lavaggio della lana, il battere della lana, l’aspo, la pettinatura della lana, l’orditoio, il telaio, il fazzinamento dei pannilani, i purghi per le lane, la pianta del purgo, i tosatori, il mangano, il torcitoio, l’addoppiatoio, il telaio per velluti, strumenti per i velluti, la maniera di legare i fili, la tessitura dei drappi, il tessitore alla piana, l’orditoio alla catena, la tessitura del drappo a rilievo e il telaio per nastri a disegno + pp. (2) + pp. 366 con 76 ill. b/n al bulino su 20 tavv. ripiegate f.t. raffiguranti legname per fabbricare, palafitte e colmi, tornio dei diamantai, fonderia del piombo, macchina per lame e per monete, torchio da olio, imbiancamento della cera, fabbrica di candele e di ceri, fabbrica di specchi, scale campanarie, calibro delle campane, forma e getto delle campane, facciata di S. Nicastro a Reims, macchine per battere moneta, orologi da tasca e a contrappeso e pendole + pp. (1) + pp. 342 (1) + pp. 311.

Segnatura: *8 A-O8 P-Q4 + A-Q8 R4 + *8 A-N8 O2 + A-Q8 + A-Q8 R6 + A-R8 [i.e. S8] + A-O8 P6 + A-Q8 R6 + *6 A-S8 T10 + A-Z8 2A6 + A-R8 + A-Z8 + A-V8 X12 + A-S8 T12.

Leg. coeva p. pergamena con tit. impresso in oro entro cornice fil. impressa in oro su tass. in pelle bordeaux appl. al ds., tagli a spruzzo rossi, segnapagina in seta verde, marca tip. incisa raffigurante Minerva con motto “La felicità delle lettere” su nastro, finalini e frontoni su quasi tutti i voll.

Macchie ai piatti, minime mancanze a qualche tass., il tass. del vol. 14 risulta mancante,

Vol. 1: lavoro di tarlo al margine bianco esterno delle pp. 179-192 senza perdita di testo

Vol. 2: lavoro di tarlo al margine bianco esterno delle pp. 1-32 senza perdita di testo;

Vol. 3: minimo lavoro di tarlo al margine bianco esterno dalla tav. 5 a pag. 60 senza perdita di testo, angolo esterno mancante alle pp. 53-54 senza perdita di testo, macchie, firma di antico possessore al margine inf. di pp. 167-171, strappo al margine inf. delle pp. 191-192 senza perdita di testo;

Vol. 4: pag. 129 numerata come 139 e pag. 155 come 145, lavoro di tarlo al margine bianco sup. delle tavv. 8 e 9 senza perdita di testo, macchie;

Vol. 5: minima mancanza al margine bianco della tav. 19 senza perdita di testo, lavoro di tarlo alle pp. 233-234 con perdita di una parola, macchie;

Vol. 6: privo del frontespizio, minima mancanza all’angolo inf. delle pp. 87-88 senza perdita di testo, lavoro di tarlo al margine bianco interno da pag. 125 a fine opera senza perdita di testo, i fascicoli R e S sono invertiti, gora al taglio intermedio delle ultime 10 pp., macchie;

Vol. 7: lavoro di tarlo all’angolo sup. dell’opera e all’angolo inf. interno su tutta l’opera senza perdita di testo;

Vol. 8: lavoro di tarlo al margine bianco intermedio delle pp. 249-265 senza perdita di testo;

Vol. 9: minimo lavoro di tarlo al margine inf. bianco delle pp. 267-272 senza perdita di testo, le tavv. che avrebbero dovuto figurare nel vol. 10 sono state legate erroneamente nel vol. 9;

Vol. 10: mancanza all’angolo inf. delle pp. 193-194 senza perdita di testo, p. 220 numerata come 120, fioriture, arrossature più evidenti ad alcune pagine;

Vol. 11: gora al taglio sup., fioriture, strappetto marginale a 1 tav.;

Vol. 12: lavoro di tarlo al margine bianco esterno delle pp. 39-41 con interessamento della tav. 3 e pp. 63-68 senza perdita di testo, fascicolo O3-O7 staccato ma conservato, fioriture;

Vol. 13: fioriture, arrossature nel corpo del testo di alcune pagine;

Vol. 14: lavoro di tarlo al margine inf. bianco da pag. 135 a fine opera e margine bianco intermedio delle pp. 195-204 senza perdita di testo.

A partire dal vol. 9 il frontespizio recita anche la seguente frase: Scelti e indirizzati a mettere curiosità ne’ Giovani, e ad erudirne l’ingegno. Tomo […] che contiene in parte, ciò che riguarda l’Uomo considerato in se stesso. I voll. 9-14 sono datati 1751.

 


I

l confronto con l’unico esemplare collazionato in ICCU segnala la presenza di 32 tavv. all’interno del vol. 12, mentre il nostro esemplare ne presenta solo 20. Dopo un’accurata collazione dell’esemplare in nostro possesso, possiamo affermare con una certa sicurezza che le tavv. inserite nella nostra copia sono complete, come risulta anche dai riferimenti interni all’edizione che accompagnano ogni tav. con un richiamo stampato a latere e anche nel testo. Infatti non è presente alcun riferimento di tavv. mancanti. C’è da dire però che la numerazione delle tavv. al termine dell’esemplare risulta essere effettivamente di 32 tavv. – come riportato in ICCU – e probabilmente il compilatore può aver riportato solo il numero delle tavv. elencato nell’opera senza aver consultato e collazionato realmente la presenza di tutte le tavv. elencate. A un attento esame, inoltre, non figurano mutilazioni di sorta che indicherebbero asportazioni di tavv. da parte di incauti possessori.

 

14 volumes avec 195 planches dépliantes et non b/n sur cuivre gravées au burin hors-texte, avec la description de beaucoup d’espèces d’animaux, pierres précieuses, fleurs, plantes, planètes, constellations, tour de monde, trajets de navigation, colonies, saisons, moulins, instruments d’optique, montres, tissus, miroirs, &c.

Reliure de l’époque plein parchemin avec titre en or gravé dans encadrement en or gravé sur pièce de titre en peau bordeaux rapporté au dos, tranches mouchetées en rouge, signet en soie vert, marque d’imprimeur gravée avec Minerve et phrase « La félicité des Lettres » sur ruban, cul-de-lampe et bandeau sur à peu près tous les volumes.

Tâches aux plats, petites manques aux pièces de titre, le pièce de titre du vol. 14 manque.

Vol. 1 : trous de vers au marge extérieure des pages 179-192 sans perte de texte ;

Vol. 2 : trous de vers au marge extérieure des pages 1-32 sans perte de texte ;

Vol. 3 : trous de vers au marge extérieure de la planche n.° 5 à la page 60 sans perte de texte, le coin extérieure des pages 53-54 manque mais sans perte de texte, taches, signature d’ancien possesseur au marge de pied aux pages 167-171, déchirure au marge de pied aux pages 191-192 sans perte de texte ;

Vol. 4 : page 129 numérotée comme 139 et page 155 comme 145, trous de vers au marge de tête des planches n.° 8 et 9 sans perte de texte, taches ;

Vol. 5 : petite manque au marge de la planche n.° 19 sans perte de texte, trous de vers aux pages 233-234 avec perte d’un mot, taches;

Vol. 6 : sans page de titre, petite manque au coin de pied des pages 87-88 sans perte de texte, trous de vers au marge intérieure de page 125 jusqu’à la fin de l’œuvre sans perte de texte, les cahiers R et S inversés lors du brochage, mouillure à la gouttière des dernières 10 pages, taches ;

Vol. 7 : trous de vers au marge de tête de l’œuvre et au coin de pied de toute l’œuvre sans perte de texte ;

Vol. 8 : trous de vers au marge extérieure des pages 249-265 sans perte de texte ;

Vol. 9 : petits trous de vers au marge de pied des pages 267-272 sans perte de texte, les planches du volume 10 sont reliées par erreur dans ce 9me volume ;

Vol. 10 : manque au coin de pied des pages 193-4 sans perte de texte, page 220 numérotée come 120, feuilles rousselés, foxing plus évidente ;

Vol. 11 : mouillure au tranche de tête, feuilles rousselés, petite déchirure au marge d’une planche ;

Vol. 12 : trous de vers au marge extérieure des pages 39-41 avec petite perte à la planche n.° 3 et aux pages 63-68  sans perte de texte, cahier O3-O7 déboité mais conservée, feuilles rousselés ;

Vol. 13 : feuilles rousselés, foxing dans le corps du texte ;

Vol. 14 : trous de vers au marge de pied de pages 135 jusqu’à la fin de l’œuvre et au marge extérieure des pages 195-204 sans perte de texte.

Les volumes 9-14 sont datés 1751.

Nous avons comparé notre copie avec la même édition collationnée par ICCU qui présente 32 planches dans le vol. 12, tandis que notre exemplaire présente seulement 20 planches. Après avoir attentivement collationnée notre copie et en consultant les références de chaque volume à marge du texte, nous pouvons affirmer que notre exemplaire est complet de toutes les planches. Il faut préciser aussi que la numérotation des planches dans les 14 volumes est de 32 – comme signalé par ICCU. Peut-être le compilateur a indiqué simplement le nombre des planches signalé dans l’œuvre sans avoir vérifié la présence de toutes les planches. En outre, on n’a pas d’évidentes manipulations ou de mutilations des planches par les anciens possesseurs de cette ensemble.

 
 


 

 VENDUTO

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 20 maggio 2013


S

uccede sempre più di rado di imbattersi in libri che sappiano unire nel modo più lineare ed efficace poesia e arte nel concetto che prevede l’esecuzione di un libro d’artista. Se pensiamo al libro d’artista come a una simbiosi fra parola scritta come espressione di un pensiero più frequentemente prodotto mediante il mezzo poetico e raffigurazione artistica prevalentemente comunicata mediante l’illustrazione, allora la ricerca diventa ostica e non priva di ostacoli. Riteniamo però che l’opera che presentiamo in questo post sia un’ottima manifestazione di questa espressione artistica e che riesce a offrire al lettore un perfetto equilibrio tra parola e immagine, con una cadenza alternata fra concetti scritti e concetti figurati tale da permettere la riflessione, il pensiero e il sogno rispettando quei canoni grafici e tipografici prettamente tipici dei grandi stampatori del passato che davano il giusto peso alla disposizione del testo e delle illustrazioni sul foglio. Fortunatamente questa tradizione non è andata perduta e ancora nel Novecento – e in taluni casi anche ai nostri giorni – alcuni impavidi tipografi hanno continuato a rispettare la lettura e il lettore perseguendo questi obiettivi.

Per comprendere meglio l’importanza di questo binomio il cui risultato è un magnifico libro d’artista, offriamo un breve sunto delle esperienze dei due protagonisti.

 

M

assimo Campigli, pittore italiano di origini fiorentine nato nel 1895, comincia a dipingere gettandosi a capofitto nella ricerca post-cubista e dimostrando un particolare interesse verso le forme arcaiche e verso l’arte primitiva. Verso gli anni Trenta avvicina l’arte etrusca grazie a una visita alla mostra al museo di Villa Giulia e inizia un cammino che ben presto lo porta ad acquisire fama europea con la propria personale alla Galleria Boucher di Parigi nel 1929. Di lui si ricordano anche opere di decorazione murale come la Sala del Trono della Triennale di Milano eseguita nel 1933 insieme ad altri pittori quali Sironi e De Chirico oppure come quella presso il Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra nel 1937 (cfr. La nuova enciclopedia dell’arte Garzanti, Milano : Garzanti, 1991, pp. 153-154).

 

L

o scrittore tarantino Raffaele Carrieri nasce dieci anni dopo Campigli, nel 1905, e dimostra subito una grande irrequietezza d’animo. Innumerevoli le sue attività iniziali che lo portano addirittura ad aderire all’impresa fiumana di D’Annunzio. Durante uno dei suoi viaggi a Parigi, avvicina il mondo della pittura e stringe relazioni d’amicizia con molti artisti delle avanguardie. Inizia così a scrivere poesie ispirate e influenzate dai poeti che incontra a Parigi, pur mantenendo un tono autobiografico di fondo che non abbandonerà mai nella sua produzione (cfr. Dizionario generale degli autori contemporanei, Firenze : Vallecchi, 1974, I, p. 271).

 

L

e 10 litografie originali colorate a mano sotto la direzione di Massimo Campigli si sposano alla perfezione alle parole di Raffaele Carrieri, scrittore sopraffino che dedica molta della sua attività letteraria all’arte e alla critica d’arte. Il risultato di questa comunanza d’intenti artistica viene celebrata poi da una legatura in mezza tela di Torriani, uno degli artigiani più preparati e rinomati del Novecento italiano. Verrebbe da dire che in quest’opera Saxa loquuntur (i sassi parlano), esattamente come lo stemma della litografia propone come proprio motto.

 

P

recisiamo innanzitutto il significato del termine “litografie originali” prendendo a prestito per l’occasione le parole di Alessandro Gusmano: «Quando un artista realizza ex novo un dispositivo atto a stampare, detto forma o matrice, si ottengono “stampe originali”. Sono tali per antonomasia le opere prodotte da un incisore d’invenzione, che prepara personalmente la forma da stampa recante il proprio elaborato artistico. In sintesi, le stampe d’arte “originali” sono tratte da matrici realizzate ad hoc, con procedimenti manuali, dall’autore. La successiva stampa delle medesime è sempre ottenuta con mezzi meccanici manuali […]. Questa procedura genera piccole o minime diversità tra le varie copie che costituiscono la tiratura, sovente non evidenziabili a occhio nudo, ma che rendono ciascuna copia un esemplare originale, differenziando percettibilmente i fogli stampati» in A. Gusmano, Stampe. Premesse necessarie, in “Charta”, n. 127, maggio-giugno 2013, p. 16. Le illuminanti parole dell’autore di questo articolo evidenziano quindi che ogni copia sarà un unicum diverso da ogni altro esemplare che lo precede o che lo segue e questo è possibile grazie all’intervento umano che differenzia ogni stampa con la propria impronta che sarà dato da un intaglio differente, da una maggiore o minore pressione del torchio.

V

eniamo ora a fornire una descrizione più estesa anche se per forza di cose sempre incompleta, del termine “litografia” – la cui invenzione pare risalire alla fine del Settecento per mano di Aloisio Senefelder e che fu introdotta in Italia a partire dal 1807 dall’editore milanese di origini trentine Giuseppe De Werz che conia il termine poliautografia – e per farlo ci avvaliamo dell’ausilio di un maestro dell’arte incisoria del Novecento: Luigi Servolini, autore fra le altre cose di un importante manuale per i praticanti incisori: «Col nome di litografia s’indica […] il procedimento secondo il quale uno scritto o un disegno eseguito su pietra con apposito inchiostro grasso può essere impresso in più esemplari su carta. […] In litografia il disegno assume un sapore tutto proprio […]. Ideale sarebbe che l’artista, conoscitore consumato della materia […] e dei mezzi tecnici a lei adatti, pervenisse ad eseguire sulla pietra medesima, direttamente e senza, o quasi, disegni preparatori, la sua opera […]» in L. Servolini, L’arte di incidere. Manuale pratico per apprendere. Terza edizione riveduta e ampliata, Torino : Lavagnolo, 1971, p. 85. Riguardo la tiratura di esemplari con litografie, Stefano Liberati ricorda che «la tiratura di stampe realizzate con il metodo della litografia può essere numerosa, ma poiché il lavoro è estremamente lungo e complesso, non è mai stata praticata con frequenza» in S. Liberati, La stampa d’arte. Guida al riconoscimento, all’attribuzione e alla valutazione, Roma : Palombi, 2005, pp. 118-119.

 

Qui di seguito la scheda che Vi invitiamo a visionare. Per informazioni, si prega di voler inviare un commento al presente post o di contattarci ai consueti recapiti.

 


Carrieri, Raffaele

Lamento del gabelliere. Nota di Carlo Bo. Litografie originali di Massimo Campigli.

Milano : Toninelli, 1945.

In-4°, pp. 141 stampate solo al recto con 10 lit. orig. col. a mano di Campigli n.t. di cui 3 a doppia pag. + pp. (4). Leg. edit. mz. tl. avorio di Torriani con tit. granata al ds., piatti in cartone bianco con tit. granata al piatto, marca edit. alla 1^ c.b., tit. bordeaux al frontespizio, privo di camicia e cofanetto edit. Minimi strappetti al piede del ds., lievi ingialliture ai piatti.

Collana “La rosa dei venti”, n. 1.

Di questa edizione sono stati tirati 250 esemplari di cui 8 fuori commercio contrassegnati dalle lettere A-B-C-D-E-F-G-H, 4 contrassegnati dalle lettere I-J-K-L con un disegno originale dell’artista, 9 contrassegnati dalle lettere M-N-O-P-Q-R-S-T-U con una litografia originale colorata dall’artista, 100 numerate da 1 a 100 con litografie colorate a mano sotto la direzione dell’artista (ns. 60), 129 numerate da 101 a 229 con litografie in nero. Le litografie sono state stampate a mano sui torchi di Piero Fornasetti nell’ottobre 1945 e le pietre litografiche a tiratura ultimata sono state levigate.

1^ edizione (cfr. Gambetti-Vezzosi "La letteratura italiana del Novecento. Repertorio delle prime edizioni", p. 112). Edizione non comune e ricercatissima (cfr. Gambetti-Vezzosi "Rarità bibliografiche del Novecento italiano. Repertorio delle edizioni originali", p. 188). Non presente in Jentsch, Libri d’artista italiani del Novecento.

 € 3.500,00

Pages printed on recto with 10 original hand-coloured lithographies under direction of Campigli, 3 of which double page.

Edition ivory half-cloth binding by Torriani with red title on the spine, white paperboard flats with red title on front board, printer’s device on front fly, red title on title-page, chemise and slipcase missing. Crowns slightly rubbed, foxing on boards.

Edition in 250 numbered copies, 8 of which out of commerce with letters A to H, 4 with letters I to L with 1 original drawing by Campigli, 9 with letters M to U with 1 original lithography coloured by the Artist, 100 numbered from 1 to 100 with hand-coloured litographies under the direction of the Artist (our copy no. 60), 129 numbered from 101 to 229 with black litographies. Litographies are hand-printed by Fornasetti on October 1945, and litographical stones were smoothed after printing.

1st rare edition.